Senesi Vauro - 2016 - Buongiorno professoressa by Senesi Vauro

Senesi Vauro - 2016 - Buongiorno professoressa by Senesi Vauro

autore:Senesi Vauro [Senesi Vauro]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788858516393
Google: a6EwDQAAQBAJ
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2016-10-03T22:00:00+00:00


Pino si proietta giù dal letto come se fosse stato investito da uno spostamento d’aria, e si ritrova in piedi, vicino alle lenzuola sfatte, in maglietta e mutande. Si sente stordito, quasi che davvero, invece che da un sogno, fosse reduce da un’esplosione. Di riflesso comincia a palparsi il busto e le gambe, percepisce sotto le dita la consistenza magra del suo corpo, le costole sporgenti sotto la pelle, le giunture nodose. Si stupisce della propria magrezza, neanche se ne stesse accorgendo per la prima volta. Ha la lingua ancora impastata dal sapore acre del sogno. Gli sembra di avere la bocca piena di segatura.

“Acqua. Devo bere un po’ d’acqua.” Corre in bagno, fa per aprire il rubinetto e intanto lancia un’occhiata distratta allo specchio sopra il lavandino. Arretra con un sussulto.

“No. Non è possibile…”

È certo di aver visto riflesso non il proprio volto ma quello di… “Sì, è la faccia di Luciano… Quel ragazzino mi sta ossessionando. Davvero, sto diventando pazzo…”

Si rifà avanti, senza più guardare lo specchio, gira fino in fondo la manopola del rubinetto e tuffa la testa sotto il getto d’acqua fredda, con le mani a conca si sciacqua forsennatamente il viso per annegare gli angosciosi rimasugli del sogno. Lascia che l’acqua gli penetri in bocca e nel naso finché un accesso di tosse non lo costringe a rialzare il capo dal lavandino. Ostinato tiene le palpebre serrate, per il timore di ciò che potrebbe vedere riflesso nello specchio. Sente le gocce che colano giù dai capelli, sulla fronte, sulle guance e sulla maglietta, disegnandogli sulla pelle percorsi da insetto.

Un trillo acuto gli trafigge all’improvviso i timpani. Colto di sorpresa, sgrana gli occhi. Lo specchio gli rimanda l’immagine dei suoi bulbi spalancati, circondati da occhiaie scure. Il naso pronunciato… la bocca dalle labbra talmente sottili da sembrare niente più che un taglio orizzontale, una fessura… le guance scavate… «Sono io!» esclama riconoscendosi nel riflesso.

“Sì, sì. È la mia faccia, sono io!” si ripete cercando sollievo in quell’immagine rassicurante. Eppure, quel che trova è una sorta di strana delusione, la stessa che si prova leggendo il finale banale di una storia avvincente.

Imperterrito il trillo insiste a perforargli le orecchie. «Ma che accidenti è?» impreca scuotendosi. «La sveglia! Cavolo, è la maledetta sveglia» brontola a voce alta affrettandosi verso il comodino per premere il pulsante e zittire quell’aggeggio molesto. Lo schiaccia violentemente, tanto che l’apparecchio cade dal comodino. Il vetro del quadrante si rompe e come budella le batterie rotolano fuori dal ventre dell’orologio. Pino la guarda, lì sul pavimento, il vetro rotto, la lancetta dei secondi ferma.

«Non trilli più eh, adesso?» esclama con una punta di sadica soddisfazione. «Crepa, bestiaccia!» e con un calcio spedisce sotto il letto la carcassa della sveglia.

Sarà perché i crampi che la sera prima lo bloccavano sono scomparsi, sarà perché incredibilmente il naso non gli sta colando o forse perché l’aver schiantato quel piccolo oggetto tirannico che, a suon di trilli e ticchettii, ha sempre preteso di regolare il suo tempo, gli



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